La storia e gli scacchi

Intervista a Mario Leoncini
Mario Leoncini con la sua vasta produzione bibliografica si pone ormai come autore di riferimento sulla storia degli scacchi.
Abbiamo voluto intervistarlo per parlare con lui dell'importanza degli aspetti storici degli scacchi e dei suoi lavori passati e futuri.


La storia e gli scacchi sono il leitmoviv della tua produzione letteraria, come e perché nasce questo tuo interesse per gli aspetti storici degli scacchi?
L'interesse nasce casualmente dalla scoperta che a Siena, la città dove abito, nel 1877 era sorto uno dei primi circoli di scacchi italiani: la Società Scacchistica Senese presieduta dal pittore Luigi Mussini, autore del celebre quadro a soggetto scacchistico ritraente Leonardo da Cutro vincitore su Ruy Lopez alla corte di Filippo II nell'agosto 1575.
Le mie prime ricerche mi misero in contatto con Adriano Chicco. Avvocato dello Stato, Chicco dedicò tutta la vita alla ricerca storico scacchistica divenendo, per unanime riconoscimento, non solo il maggiore storico italiano di tutti i tempi ma, come ebbe a scrivere il professor Christopher Becker su Chess Life nel 1984, il più importante storico di scacchi vivente. Adriano Chicco ebbe il merito, non secondario, di avere avviato alla ricerca storica diversi giovani, aiutandoli e insegnando loro il mestiere in una fitta corrispondenza che, nel mio caso, si protrasse ininterrottamente fino alla sua scomparsa (1990). Fu così che nacque una vera scuola italiana che negli anni successivi avrebbe posto l'Italia tra le nazioni più avanzate nel campo della storia degli scacchi.

Parliamo di Scaccopoli, che hai pubblicato nel 2008. Gli scacchi raccontati come uno strumento di propaganda dei regimi totalitaristici del novecento. Raccontaci un po' la genesi del libro.
Le dittature hanno sempre ravvisato nello sport uno strumento di distrazione di massa e di propaganda. I totalitarismi del novecento hanno cercato di fare qualcosa di più: hanno tentato di ridisegnare lo sport, come ogni altro settore della società, secondo la loro visione del mondo.
Questo aspetto mi era sempre parso trascurato dalla ricerca storica e ho voluto approfondirlo. Per i sovietici, che primeggiavano negli scacchi fin dal secondo dopoguerra, non solo era importante continuare a vincere per dimostrare la superiorità della loro ideologia su quella occidentale ma, almeno nelle fasi iniziali (anni venti) gli scacchi furono visti anche come mezzo di alfabetizzazione di massa e di costruzione dell'uomo nuovo socialista. Dal canto suo il nazismo si servì anche degli scacchi per dimostrare la superiorità dell'uomo ariano. Il gioco ariano doveva essere un gioco d'attacco che privilegiava i sacrifici e i gambetti, mentre quello ebreo era dipinto come chiuso e finalizzato ai piccoli guadagni.

Recentemente ho avuto modo di ascoltarti in occasione di un tuo intervento al Caffè di Stay@Chess. Puoi riassumere brevemente perché anche gli aspetti storici degli scacchi possono offrire molti spunti di lavoro agli istruttori nella loro opera di divulgazione.
La conoscenza degli aspetti storici degli scacchi è largamente sottovalutata dai nostri istruttori. La millenaria storia degli scacchi ha a che vedere con la storia del mondo degli ultimi 1500 anni; è inestricabilmente legata ai costumi delle civiltà con cui è venuta in contatto, influenzandole e rimanendone influenzata.
Le regole degli scacchi, il nome dei pezzi e il loro simbolismo sono cambiati nel tempo, adeguandosi alle culture con cui hanno convissuto. Le arti e le scienze hanno subito, a loro volta, l'influenza degli scacchi (si pensi alla vasta letteratura e a tutta l'arte a soggetto scacchistico) o si sono serviti del gioco per le loro finalità come l'Intelligenza Artificiale. Tutto questo patrimonio, che collega gli scacchi al resto del sapere, non solo non può essere disconosciuto ma è utile per presentare gli scacchi all'interno dell'interdisciplinarietà e valorizzare il nostro gioco nelle scuole e nelle università.

Sempre nella stessa occasione hai anticipato che è in uscita un tuo nuovo lavoro, una storia degli scacchi. Come questo libro si differenzierà da altri che lo hanno preceduto? Cosa avrà in più?
Il libro mi è stato commissionato dalle Due Torri in considerazione che in Italia non esistono storie complete degli scacchi scritte in modo rigoroso. “La storia degli scacchi” di Capece o quella di Chicco nel “Libro completo”, sono poco più che dei riassunti divulgativi per quanto di valore. Anche nel mondo di storie rigorose se ne contano poche. La prima fu scritta in latino dall'Hyde nel 1694. L'Hyde fu il primo a indicare l'India come culla degli scacchi. Nel 1860 Forbes, accettando le conclusione dell'Hyde, indicò nel 3800 a.C. la nascita degli scacchi (teoria Cox-Forbes). Pochi anno dopo Van der Lasa smontò tale data accusando Forbes di avere costruito false prove. Nel 1913 Murray scrisse la monumentale History of Chess, ancora oggi considerata una pietra miliare e da cui ogni storico deve partire per le sue ricerche. Ancora nel Novecento possiamo citare alcune buone opere a carattere essenzialmente divulgativo come il Davidson (1949), il Golombeck (1976) e l'Eales (1985). Ovviamente ce ne sono tante altre ma non sono di livello superiore. Esiste invece una vasta letteratura anche di livello accademico per quanto riguarda periodi storici limitati. Si trattava dunque di avvalersi dei tanti studi veramente ottimi usciti negli ultimi decenni e scrivere un libro che all'aspetto divulgativo unisse la rigorosità storica. Per quanto riguarda la leggibilità, ho cercato, nei miei limiti letterari, di scrivere il libro in modo tale che chiunque, anche i non scacchisti, sia in grado di leggerlo, giudicherà il lettore se ci sono riuscito; per quanto concerne la rigorosità mi sono avvalso dello stato più avanzato della ricerca.

So che sei anche tra gli autori del libro sul centenario della FSI. è un lavoro che verrà distribuito dalla FSI o si tratta di una vera e propria produzione editoriale che avrà un suo mercato? Ce ne puoi parlare?
In una riunione del consiglio federale del 2016 fu deciso di pubblicare un libro che celebrasse i cento anni della federazione, nata a Varese il 20 settembre 1920, affidando l'incarico a Capece, Rosino, Sanvito e a me. Alla fine ci siamo ritrovati a lavorare solo in due e mentre Capece si è occupato della parte che va dalla nascita al 1979, io di quella che dal 1980 arriva a oggi. Credo che il libro conterrà anche piccoli contributi (aneddoti e ricordi) anche di ex consiglieri FSI.
Anche questo libro sarà edito dalle Due Torri che, con queste due opere si pone tra le case editrici più interessanti circa la storia del nostro gioco.

Il Maestro Mario Leoncini, Stella al Merito Sportivo CONI, è stato vicepresidente della Federazione Scacchistica Italiana per circa un decennio. Attualmente è presidente del Comitato Regionale Toscano.




Bibliografia
Tra i circa venti libri, oltre al già citato Scaccopoli (2008), meritano menzione Aneddoti di scacchi (2003), A ladro! (2005), Scacchi e crimine (2015), Scacchi e sesso (2006), Antiche testimonianze degli scacchi in Toscana (2010), Arcaiche figure a Vico Pancellorum (2011), Natura simbolica del gioco degli scacchi (2011), l'Italia a Scacchi. Guida turistica ai luoghi degli scacchi (2014).
Tra i libri tecnici vanno ricordati Elementi di strategia scacchistica e Sacrifici tattico strategici nella siciliana.

Francesco Lupo

26/06/2020

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