Gli scacchi come non li avete mai visti su un libro

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Partiamo quindi da questo articolo di Uberto Delprato su un interessantissimo libro che riassume oltre 800 anni di storia comune tra scacchi ed arte pittorica.


(Uberto D.)
Sappiamo bene come gli scacchi abbiano attraversato i secoli lasciando non solo storie di partite e giocatori, ma anche una significativa traccia artistica. Scacchiere e pezzi sono stati realizzati in materiali e fogge diverse ed affascinanti ma, soprattutto, gli scacchi sono stati rappresentati nelle arti figurative in infinite varietà e contesti, come gioco in sé e come metafora della vita.

Qualche giorno fa ha ricevuto finalmente la mia copia di “Chess in Art“, il libro che l'artista ceco Peter Herel Raabenstein ha completato e pubblicato dopo quasi 10 anni di lavoro. E' un libro probabilmente unico, che racchiude in 320 pagine finemente stampate ben 800 anni di rappresentazioni pitttoriche a soggetto scacchistico, pensate e realizzate da più di 700 artisti.

Pur conoscendo una buona parte dei quadri della raccolta, che copre dal XII al XIX secolo, devo dire che trovare un così lungo periodo, raccontato attraverso diverse tecniche e diversi soggetti semplicemente sfogliando le pagine di un libro, è stato un viaggio affascinante. Si inizia con 38 tavole del periodo 1100-1500, tra le quali ho scoperto un bellissimo affresco di Niccolò di Pietro Gerini, “Agostino con Alipio e Possidio“, che non conoscevo.

23 le immagini del XVI secolo, tra cui i disegni dei pezzi di Augusto il Giovane, Duca di Brunswick-Lüneburg e più noto a noi scacchisti con lo pseudonimo di Gustavus Selenus, e lo splendido “Giocatori di scacchi” di Ludovico Carracci. Basta girare una pagina per trovarsi subito nel 1600, con 21 immagini di stile molto diverso, con bozzetti, nature morte, quadri satirici e un “Marte gioca a scacchi con Venere” del Padovanino, al secolo Alessandro Varotari, che rappresenta mirabilmente il poema catalano “Scachs d'amor” della seconda metà del ‘400.

Il XVIII secolo viaggia nel tempo e nello spazio con 38 immagini, che vedono gli scacchi rappresentati anche in India, in Cina e in Giappone. Tra i molti quadri con soggetti e stili varii, mi ha interessato il quadro di Gennaro Basile, che, nella sua “Galleria dei ritratti della nobiltà stiriana“, ha rappresentato anche una bella scacchiera.

La sezione del 1800 è decisamente la più ricca, con ben 185 immagini, che rappresentano ampiamente l'importanza degli scacchi nella cultura di quel secolo. I quadri sono spesso molto realistici e insistono sul duello di personalità tra i giocatori e sulla partecipazione degli astanti. Molto sognante l'atmosfera creata da Delphin Enjolras con le sue giocatrici illuminate di sera da lampade da tavolo e, tra i miei preferiti, l'atmosfera gioiosa de “L'Osteria di campagna” di Raffaello Sorbi.

Divertente vedere Charles Bargue catturare molto bene l'atteggiamento e il dinamismo di una partita a scacchi tra gentiluomini del ‘700 e Giovanni Boldini reinterpretare, con un suo suggestivo ed ispirato olio su tela, a stessa situazione. Il quadro di Boldini è incongruamente collocato nella sezione del 1700, ma è evidente che si tratta di un'opera successiva a quella di Bargue.

Insomma, un libro tutto da godere, sfogliare e rivedere con calma. Un'opera che, semplicemente, fa capire come il nostro gioco sia qualcosa che va oltre il tempo e le culture, oltre gli stili e le mode: un'espressione dell'animo umano più profondo, che trascende l'aspetto tecnico, agonistico e ludico per arrivare a stimolare la fantasia e l'amore per la sfida che appartengono all'uomo di ogni tempo e di ogni regione.

Se vorrete sapere di più di come l'autore ha immaginato quest'opera, potete leggere (qui) quello che scrive (in inglese) e visitare il sito web https://chessinart.com/.
Buona lettura e buona visione!

Uberto Dalprato
Nato a Roma nel 1960, sono stato scacchista attivo dal 1979 (ma forse scacchista “dentro” da almeno 10 anni prima). Sono Candidato Maestro a tavolino, con carriera interrotta da una felice paternità, e fondatore della rivista periodica “Zeitnot”. Da qualche anno il fuoco sotto le ceneri scacchistiche si è riacceso e ho pubblicato qualche articolo sul blog SoloScacchi e un racconto sul libro “57 storie di scacchi” (ed. Messaggerie Scacchistiche). In attesa di un possibile ritorno alla scacchiera, ho deciso di aprire il blog UnoScacchista.

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